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PROF. CARLO VARALDA

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Prof. Carlo Varalda PhD, riconosciuto come esperto internazionale nell'allenamento della forza  e nella valutazione funzionale. ​Professionista Certificato  che collabora con Federazioni Sportive Nazionali .

Prevenzione infortuni e Riatletizzazione 1^ parte

31-08-2020 10:23

Carlo Varalda

Allenamento,

Prevenzione infortuni e Riatletizzazione 1^ parte

La figura del preparatore fisico viene spesso considerata in forma riduttiva, si pensa infatti che debba occuparsi esclusivamente ......

La figura del preparatore fisico viene spesso considerata in forma riduttiva, si pensa infatti che debba occuparsi esclusivamente dell’allenamento della forza, della resistenza e della velocità.

La mia concezione del ruolo, se svolto in maniera corretta, è invece più ampia e impegnativa perché ulteriori e fondamentali aspetti che devono essere curati da un preparatore sono quelli preventivo - in ambito infortuni - e della riatletizzazione.

Non di rado tendiamo a dimenticare che ogni volta che un atleta si ferma per un infortunio, più o meno grave ed invalidante, si perdono giorni di allenamento tecnico con la conseguenza di vedere diminuito il livello di adattamento raggiunto.

Occorre inoltre considerare che la ripresa da un infortunio comporta un’ulteriore variazione della programmazione e questo determina una ulteriore compressione del tempo a disposizione per arrivare alla migliore condizione possibile prossimalmente alla gara.

Sulla gestione della prevenzione si sentono spesso molte “ricette” miracolose che poi, alla resa dei conti, non danno alcun risultato.

La mia esperienza con atleti di diverse discipline sportive, ma anche con sportivi amatori e con soggetti fitness, mi ha indotto a creare una priorità delle cose da fare sia in fase preventiva che di riatletizzazione. Ovviamente non è nulla di assoluto o risolutivo al 100%, ma ritengo possa essere un buon punto di partenza.

Io reputo che CORE, MOBILITA’ ARTICOLARE, RESPIRAZIONE E POSTURA possano e debbano essere considerati i pilastri della prevenzione e della riatletizzazione post-infortunio.

Probabilmente, arrivati fin qui, molti saranno portati a pensare che quelle appena lette siano cose scontate e che fanno già: questo è sicuramente plausibile sotto il punto di vista della novità ma sono le modalità con cui si fanno queste cose ad essere sostanziali, a cambiare quindi i risultati.

Sul Core ho già parlato in un precedente articolo ma, alla luce di quello che vedo e sento in giro, credo sia opportuno aggiungere qualcosa.

Ancora ho la percezione che le persone pensino che l’allenamento del Core sia da effettuare esclusivamente con l’esercizio del Plank, mantenuto per tempi lunghissimi: peccato che - se non c’è qualcuno ad osservare chi esegue l’esercizio - la posizione tenuta può essere potenzialmente più deleteria del non fare nulla.

Ancora, un Core - che alcuni attribuiscono solo alla muscolatura lombare e addominale quando invece è tutta la muscolatura del tronco che viene coinvolta – allenato esclusivamente attraverso il lavoro isometrico non potrà mai essere un valido supporto alla prestazione, o alla quotidianità, in quanto il corpo umano deve costantemente gestire il mantenimento degli equilibri tra i vari segmenti corporei durante il movimento.

Per quanto riguarda la Mobilità Articolare noto che è frequentemente sostituita dallo stretching, anche qui si potrebbe aprire un dibattito ma mi limito solo a dire che, durante il movimento, il corpo usa la mobilità articolare sia per evitare sovraccarichi strutturali ma anche per “sfruttare” l’elasticità muscolare indotta dal ROM (Range of Movement). Di conseguenza lo stretching statico poco si addice alle modalità del movimento umano.

Quando effetto un piegamento delle gambe (Squat) in accosciata completa non sto, allo stesso tempo, effettuando un’ampia escursione articolare e uno stiramento-accorciamento muscolare che ne stimola l’elasticità?

Quando effettuo una spinta con manubri su panca piana (o inclinata) non sto lavorando anche sulla mobilità scapolo-omerale e sull’elasticità di tutti i muscoli interessati dal movimento?

In entrambi gli esercizi appena menzionati, ma potrei fare molti altri esempi, un’altra cosa importantissima che viene stimolata è la stabilità: i muscoli stabilizzatori durante un movimento poli-articolare svolgono un ruolo importantissimo anche in funzione preventiva.

Se vogliamo migliorare mobilità articolare ed elasticità muscolare, svolgendo così una corretta azione preventiva riguardo agli infortuni, a una persona che esegue un esercizio con un ROM incompleto, dovremo concentrarci sulla tecnica di esecuzione unitamente alla ricerca di strategie che permettano un’escursione del movimento più ampia possibile.

 

 

L'articolo continuerà con la presentazione gli altri due pilastri della prevenzione.

Buona lettura.

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